Nicola, ma com’è nata questa passione per la lirica? Mah, un po’ per caso. Il mio lavoro era quello del calciatore: ho militato in diverse categorie sia qui che nelle Marche, ma prima di trasferirmi è successo qualcosa di strano. Ho conosciuto una soprano, So Young, un’artista coreana, che mi ha fatto scoprire la lirica. Mi ricordo che mi diede dei pezzi cantati da baritoni ed io iniziai ad esercitarmi. Fu una folgorazione. A quel tempo il calcio mi dava da mangiare e la possibilità di studiare al conservatorio e all’università. Intanto, prendeva forma anche la mia professione di baritono, tant’è che il sabato a volte mi capitava di giocare, il pomeriggio, ed esibirmi la sera in un concerto. Pian piano però i contratti nell’ambito della musica lirica sono aumentati, al punto tale da farmi capire quale fosse la strada da seguire?. Un calciatore regalato alla lirica. La tua vita ha subito un cambiamento radicale, giusto? Più o meno. C’è una cosa che accomuna però il calcio alla lirica: la performance. La tensione che hai durante la partita è la stessa che senti sul palcoscenico, così come la concentrazione. Premesso ciò per il resto è cambiato molto, visto che la vita da calciatore è metodica, fatta di allenamenti, riunioni con il mister, partita la domenica, mentre ora mi capita di fare venti giorni di prove in Austria e partire per l’America, tornare in Italia insomma si viaggia abbastanza.

ziccardi nicola (1)Scegliere è stato difficile? Fare il calciatore non è la massima aspirazione di gran parte dei ragazzi? ?Il calcio mi manca molto e la scelta è stata più che difficile, ma nel momento in cui ho capito che avrei potuto raggiungere un livello alto nel campo dell’opera diciamo che è stato un qualcosa di obbligato. Non posso permettermi infortuni, non potrei permettermi neppure di tornare a casa con l’occhio nero se il giorno dopo devo salire sul palcoscenico! Nonostante i 35 anni il tuo curriculum artistico vanta già numerose esibizioni di spessore in ambito internazionale. Ma qual ‘è il personaggio che ti è rimasto dentro più di tutti gli altri? Bella domanda questa. Partiamo dal presupposto che ogni volta che porti sul palco un personaggio, ti immedesimi in lui anche perchè altrimenti non sei credibile. Come un attore, non per altro l’opera è anche definita recitar cantando. A me piacciono molto i personaggi di Mozart, dal Don Giovanni al Conte delle Nozze di Figaro, passando per il Figaro del Barbiere di Siviglia, perchè sono dei ruoli divertenti, molto vivi. Sono affascinanti anche ruoli come Marcello della Boheme di Puccini che hanno un excursus articolato visto che l’opera viene rappresentata in più atti. E’ un personaggio che evolve nel tempo. Nicola come prepari un personaggio? Partiamo dall’ingaggio a cui segue una birra con gli amici per festeggiare. Si inizia a studiare musicalmente la parte perchè bisogna conoscere a memoria non solo il testo, ma anche le note precise, le dinamiche, per essere fedeli allo spartito. Si studia la parte fin quando, come il gergo vuole, non “si mette in gola” il personaggio. Dopodichè inizio a pensare cosa voglio io dal personaggio e cosa vuole il regista, e si “sperimenta” fino alle prove.

ziccardi nicola (3)Nell’immaginario collettivo quando si parla di lirica è come se ci si riferisse a qualcosa di sacro, intoccabile. Ma c’è un margine di libertà tale da rivisitare l’opera? Con l’opera si può giocare molto con la regia. Mi ricordo quando ho partecipato alla rappresentazione de La Serva Padrona in chiave moderna, sulla scena è stata portata anche la musica de Il Padrino. Precisiamo una cosa, questa libertà non te la puoi prendere in un’opera come la Boheme di Puccini, qui hai le mani legate. Si può sperimentare con il regista, perchè è lui che decide se Mozart va rappresentato per l’occasione in uno scenario settecentesco o in una discoteca. Questo è possibile. Ora noi faremo il Barbiere di Siviglia e siamo tutte rockstar, ma il cantato è originale. Nel panorama musicale commerciale, oltre Bocelli, si è fatto strada il Volo. Ma che c’è effettivamente di lirica in loro? Loro hanno un bel materiale vocale, ma non possiamo parlare di opera. E’ mischiare più stili e, soprattutto, cantare con il microfono. Funzionano bene in un panorama commerciale, ecco. Nicola come si possono avvicinare i ragazzi a questo mondo cos? sconosciuto ma altrettanto affascinante? Avvicinare i giovani alla lirica si può. Basta inserire la materia nei programmi di studio, sin dalle medie. E’ un argomento che mi sta a cuore: se alle Medie mi insegnano solo a suonare il flauto e non mi fanno conoscere questo patrimonio immenso che l’Italia ha, come si fa? A mio parere bisogna inserire la conoscenza dell’opera nei programmi, ma l’input deve partire dal Ministero. E’ garantito che se si racconta la trama di un’opera ad una classe, il 90% si appassiona alle vicende che vedono coinvolti i personaggi. Prendiamo come esempio il Don Giovanni.  Allora Nicola, cosa ti riserva il futuro? ?A breve debutterò nel ruolo di Ortel in Die Meistersinger di Wagner in Austria (luglio) e in prima mondiale in Cina (ottobre), a Pechino e Shangai, sempre sotto la direzione di Kuhn. A fine estate sarò a Miami per una Traviata di Verdi e il 10 novembre torno in Austria per il Barbiere di Siviglia. Poi c’è il Festival invernale. Insomma, per fortuna l’agenda è piena.